Atlante dell'Energia

Le maree

• FIGURA 1 - Il planisfero mostra le coste interessate da fenomeni di marea e ne segnala la frequenza giornaliera.

sono quelle battute da forti venti; ne sono un esempio le coste occidentali dell’Europa e del Nord America, del Giappone e della Nuova Zelanda. Esistono numerosi tipi di impianti ma la maggior parte si basa sul principio della pressione pneumatica esercitata dall’impatto dell’onda. Tale pressione comprime l’aria presente in un condotto e il suo spostamento fa ruotare una turbina. Attualmente esistono solo impianti pilota, per esempio in Portogallo, Scozia, Norvegia. Tra le varie tecnologie sperimentate, alcune sono volte ad aumentare la forza delle onde: una è quella che sfrutta l’ incanalamento delle stesse in un bacino controllato aumentando la portata e quindi l’energia cinetica del loro passaggio. Anche in questo caso non esistono ancora grandi impianti, ma piccole centrali locali, distribuite specialmente in Giappone.

soltanto che sono mosse dall’acqua e non dall’aria. Oggi l’unico impianto di taglia signicativa è attivo nello stretto Strangford Loug, in Irlanda del Nord, ma molti paesi (come l’Australia) stanno installando piccole turbine. In Italia è stato varato un impianto simile presso Messina: invece dell’energia delle maree sfrutta le forti correnti presenti nello Stretto (è il primo generatore di elettricità al mondo a sfruttare le correnti marine). Le turbine a pale sottomarine hanno ancora costi abbastanza elevati, soprattutto per la manutenzione, e sembra disturbino gli spostamenti dei cetacei. L’ energia del moto ondoso si può considerare energia del vento sotto forma di onde marine. Queste possono raggiungere altezze e ampiezze considerevoli e quindi trasportare grandi quantità di energia trasformabile in energia elettrica. Le aree geograche potenzialmente più interessanti

...tecnologia: ❱ Anche le differenze di salinità tra acque diverse possono essere sfruttate per produrre energia elettrica. Le aree marine più adatte sono quelle prossime alle foci dei fiumi, dove l’acqua dolce incontra naturalmente quella salata. Questo tipo di energia, detta osmotica o a gradiente salino, è già sfruttata in alcuni impianti pilota, per esempio nel mare dei Paesi Bassi (ad Harlingen)

e in Norvegia, dove dal 2009 è attiva la piccola centrale di Tofte-Hurum: la tecnologia si basa sull’utilizzo di membrane semi-permeabili a ioni specifici, che sfruttano le differenze di pressione osmotica tra acque dolci e salate; attualmente queste membrane hanno costi elevati e rendimenti piuttosto bassi, ma appaiono destinate a diventare sempre più competitive.

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