Petrolio: la petrolchimica A livello mondiale, si stima che il 10% circa della produzione petrolifera sia destinato all’industria petrolchimica, un settore vastissimo e diversi cato senza il quale la vita quotidiana cui siamo abituati non sarebbe neanche immaginabile.
• Che cos’è l’industria petrolchimica? • Da dove derivano e come si usano le materie plastiche?
e cosmetici , oltre a gran parte dei concimi azotati usati in agricoltura.
La petrolchimica è il settore dell’industria che fornisce prodotti semilavorati a partire dal gas naturale, da alcune frazioni del petrolio (come la nafta) e, in misura minore, dal greggio puro. La petrolchimica produce sia composti organici, per esempio l’etilene, il polipropilene e altri polimeri, sia sostanze inorganiche come l’ammoniaca (NH 3 ) e il perossido di idrogeno (H 2 O 2 , l’acqua ossigenata). Si tratta di prodotti detti intermedi o semilavorati, in quanto in genere sono indirizzati a lavorazioni ulteriori.
• FIGURA 1 - Gli impianti petrolchimici fanno parte tipicamente dei grandi “poli industriali”, spesso ubicati in zone costiere, come, nella foto, quello di Singapore.
Le materie plastiche , sempre più diffuse e utilizzate in molteplici impieghi, in genere si ottengono a partire da due monomeri , il propilene (C 3 H 6 ) e l’ etilene (C 2 H 4 ), vere “mattonelle di base” nella chimica dei composti di sintesi. Entrambi questi monomeri sono ottenuti dallo steam cracking degli idrocarburi (gas naturale e petrolio), il processo per cui le varie frazioni particolarmente pesanti (con tanti atomi di carbonio) vengono spezzate in catene di idrocarburi più leggere (con pochi atomi di carbonio). Grazie al processo di polimerizzazione , i monomeri vengono poi riassemblati in lunghe catene dalla composizione controllata, i cosiddetti polimeri . Si ottengono, per esempio, il polipropilene , un materiale che usiamo tutti i giorni sotto svariate forme ( • Figura 2 ) e il polietilentereftalato , il PET delle bottiglie “di plastica” ( • Figura 3 ). Una volta ottenuti i materiali plastici grezzi, per realizzare i prodotti fnali si uniscono additivi di vario genere, per esempio coloranti, sostanze che infuiscono sulle proprietà meccaniche (rigidità, lavorabilità ecc.), prodotti antifamma ecc. La • Tabella 1 elenca la denominazione di alcune materie plastiche di uso comune, accompagnate dalle sigle con cui sono note.
Attraverso vari processi chimici e fsici attuati presso le raffnerie o in grandi impianti petrolchimici dedicati ( • Figura 1 ), si ottiene una vastissima gamma di composti, derivati primari della distillazione frazionata. Essi costituiscono la base per ottenere i prodotti più diversi: materie plastiche, bre tessili e gomme sintetiche, colle e adesivi, detergenti di molti tipi, sostanze usate nella produzione di farmaci
Pensaci su... ❱
a leggere le etichette e le scritte che indicano il tipo di plastica – di solito con le sigle indicate nella • Tabella 1 – poiché ogni Comune ha proprie modalità di smaltimento e riciclo . Il mondo dell’industria si sta orientando anche verso la produzione della cosiddetta bioplastica , ricavabile da materiali vegetali e biodegradabile al 100% in tempi ragionevoli ( vedi pag. 102-103).
un banalissimo sacchetto della spesa in plastica (banditi per questo in tutta l’Unione Europea a partire dal 2010-11). Perciò, non soltanto dobbiamo cercare di usare meno plastica possibile, in particolare quella “usa e getta”, ma dobbiamo assolutamente riciclare le materie plastiche che possono essere riutilizzate. Nella raccolta differenziata è importante imparare
❱ Parole d’ordine: usare meglio e riciclare . Nonostante gli indiscutibili pregi e la straordinaria funzionalità, le materie plastiche presentano il grosso inconveniente di non essere biodegradabili. Per esempio, una semplice bottiglia per l’acqua si decompone naturalmente in un tempo lunghissimo, circa 400 anni, così come sono necessari diversi secoli per degradare
50
Powered by FlippingBook