Atlante dell'Energia

Il clima che cambia:

l’impegno internazionale

La strada intrapresa dalla comunità internazionale per ridurre le emissioni globali è cominciata con il Protocollo di Kyoto. Un accordo che però si è rivelato di efcacia limitata e che dovrebbe essere solo il primo passo per contrastare il riscaldamento del pianeta.

• Com’è nato il Protocollo di Kyoto?

• Quali elementi ne hanno ridotto la reale efficacia ?

La comunità internazionale ha cominciato a studiare il problema del riscaldamento globale e le misure per limitarlo alla ne del secolo scorso. Infatti gli studi condotti evidenziavano un andamento crescente della temperatura media globale con potenziali impatti negativi sugli ecosistemi e sulla società. Il primo passo è stato il Protocollo di Kyoto , sottoscritto nel 1997 da oltre 160 paesi riuniti nell’ambito della Conferenza COP 3 organizzata dall’ONU ( • Figura 1 ). In quella occasione la comunità internazionale ha preso atto della necessità di ridurre le emissioni globali di gas serra almeno del 5% rispetto al 1990 nel periodo 2008-2012 ( • Figura 2 ). Gli obiettivi sono stati diversicati in modo da tenere conto del diverso sviluppo economico dei vari paesi: l’Italia si è impegnata a ridurre le sue emissioni del 6,5% ( vedi rubrica Pensaci su). Inoltre, per favorire il raggiungimento degli obiettivi, il Protocollo di Kyoto ha introdotto i cosiddetti meccanismi essibili ( vedi rubrica Appunti di politica ecologica a pag. 141).

La sua prima fase si è conclusa nel 2012 : nonostante molti paesi (inclusa l’Unione Europea) abbiano tenuto fede agli impegni, la reale efcacia del trattato su scala globale è stata modesta. Ciò

sia perché si decise di non porre un limite alle emissioni dei paesi emergenti , per non frenarne lo sviluppo (come la Cina, oggi responsabile di un quarto delle emissioni

mondiali), sia perché importanti paesi industrializzati , come gli Stati Uniti, decisero di non raticare l’accordo. Nel complesso, nonostante il Protocollo, le emissioni mondiali tra 1990 e 2012 sono cresciute del 50% circa. Nel 2013 la comunità internazionale ha aperto la seconda fase del Protocollo con il cosiddetto Accordo di Doha , un negoziato ONU che ne ha prolungato la validità no al 2020 , quando dovrebbe entrare in azione un nuovo accordo globale per ridurre le emissioni di gas serra. Tuttavia grandi Stati come Russia, Giappone e Canada non hanno aderito a questa seconda fase, aggiungendosi ai paesi che non avevano preso impegni nemmeno nella prima fase: oggi gli Stati aderenti, in totale, sono responsabili di meno del 20% delle emissioni mondiali, e ciò limita ulteriormente l’efcacia

• FIGURA 1 - La Sala dei Congressi nel Palazzo dell’ONU a New York. Da questa sede sono partite le più importanti iniziative internazionali volte a combattere il riscaldamento globale del pianeta.

In realtà il Protocollo di Kyoto è entrato in vigore solo nel 2005 , in seguito alla ratica da parte della Russia.

Pensaci su... ❱

Emissioni pro capite di CO 2 per Regione (2010)

❱ Secondo l’Agenzia Europea per l’Ambiente, in Italia nel 2012 le emissioni di gas serra sono state inferiori del 10% rispetto al 1990, anno-base del Protocollo di Kyoto (e in calo del 5% rispetto al 2011); stime attendibili dicono che si sono ridotte ancora nel 2013. Il Protocollo, nel periodo 2008-2012, chiedeva al nostro paese una riduzione del 6,5% sul 1990: l’obiettivo è stato ampiamente raggiunto. Il calo delle

emissioni più recente è in buona parte causata dalla riduzione dei consumi dovuta alla crisi economica. Sono stati importanti gli stili di vita più sostenibili adottati da molti cittadini e i progressi in termini di efficienza nella produzione di energia elettrica, che si basa sempre più su rinnovabili e gas; rispetto al 1990 la produzione totale di energia elettrica è cresciuta del 40% (termoelettrica del 28%) ma le emissioni sono scese del 4,4%.

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