Energia idroelettrica: focus Italia
• FIGURA 2 - Circa il 60% dell’energia
elettrica da fonti rinnovabili complessivamente prodotta in Italia è generata da impianti idroelettrici: nel paese se ne contano circa 2000. Le regioni in cui si produce più energia idroelettrica sono quelle settentrionali, in particolare Lombardia e Trentino-Alto Adige, grazie ai corsi d’acqua delle valli alpine. Storicamente, proprio la disponibilità d’acqua e di energia idroelettrica fu una delle ragioni della precoce industrializzazione e dello sviluppo economico del Nord del paese.
L’energia idroelettrica ha avuto un ruolo determinante per l’industrializzazione dell’Italia, tra la ne del XIX secolo e la metà del XX. E ancora oggi le centrali idroelettriche generano una quota signi cativa dell’elettricità prodotta nel nostro paese.
• Quale rilevanza ha oggi l’energia idroelettrica in Italia? • Quali margini e prospettive di sviluppo ha il settore idroelettrico italiano?
Negli anni ’40 e ’50 del secolo scorso l’idroelettrico generava oltre il 90% dell’energia elettrica complessivamente prodotta in Italia; il dato si è ridotto al 25% negli anni ’80 e nel 2011 è risultato pari al 16% (un risultato comunque notevole per un paese ricco, soprattutto se confrontato con il 6,8% degli Stati Uniti e il 2% della Germania). Il calo registrato nei decenni è in realtà soltanto percentuale: non è infatti dovuto a una riduzione della produzione idroelettrica in termini assoluti, che non ha conosciuto grandi variazioni negli ultimi 50 anni ( • Figura 1), ma deriva dall’enorme incremento dell’energia prodotta da altre fonti nel nostro paese. L’Italia ha infatti risposto
effetti all’ultimo scorcio del XIX secolo ( sotto al centro , la centrale di Taccani, sul ume Adda) e alla prima metà del secolo scorso, quando l’idroelettrico era una fonte così preziosa per lo sviluppo dell’industria nazionale da essere de nito “carbone bianco delle Alpi” (i maggiori impianti sorgevano e sorgono tuttora nell’area alpina, • Figura 2 ). Il primo impianto idroelettrico italiano può essere considerato quello costruito nel 1883 sul torrente Gorzente, nell’entroterra genovese, seguito da quello di Tivoli (1892) e dalla centrale Bertini di Paderno d’Adda. Quest’ultima, del 1898, al suo avvio era la centrale più potente d’Europa e la seconda al mondo (dopo l’impianto delle cascate del Niagara); la collegava all’area milanese una linea elettrica ad alta tensione assolutamente
all’aumento dei consumi elettrici del boom economico investendo nel termoelettrico e poi in altre fonti rinnovabili, mentre il potenziale idroelettrico nazionale era già stato in larga misura messo a frutto nei decenni precedenti. Molte delle dighe e delle centrali tuttora attive in Italia risalgono in
innovativa, essenziale per alimentare le industrie del capoluogo lombardo.
L’ ingegneria italiana raggiunse infatti risultati d’eccellenza sia nell’impiantistica elettrica e nei servizi di trasmissione e distribuzione dell’elettricità, sia nella costruzione di dighe e centrali:
Appunti di... ❱
...storia: ❱ Le dighe del nostro paese hanno una lunga storia. Nel 1450 fu eretta la prima diga italiana “moderna”, a Cento in Romagna (lungo il corso del fiume Savio, dove oggi sorgono due centrali idroelettriche). Di poco più tarda è la diga di Ponte Alto lungo il torrente Ferina, nei pressi di Trento, iniziata nel 1542: fu la prima diga ad arco al mondo, una soluzione
dopo il suo completamento, provocò la devastazione dei centri abitati a valle, fino al lago d’Iseo, causando 356 vittime. Nel 1963, un’enorme frana staccatasi dal Monte Toc è invece precipitata nel lago artificiale della diga del Vajont , causando la tracimazione e un’inondazione devastante: le vittime furono oltre 1900.
costruttiva che riprendeva gli impieghi dell’arco tipici delle grandi opere idrauliche classiche per distribuire in modo uniforme la spinta esercitata dall’acqua. Purtroppo la storia delle dighe in Italia non conta soltanto successi e primati, ma anche gravi incidenti. Due, terribili, si sono verificati nel XX secolo: il crollo della diga di Gleno in Val di Scalve, nel 1923, pochi mesi
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